Padre Damiano Demontis (Escolca 1913 - Iglesias 1973)

Dalla lettera del Ministro Provinciale O.F.M. Conv. ai frati della Sardegna in occasione della sua morte:
" [...]Nacque a Escolca (Nu) il 14 Marzo 1913 (nome di battesimo: Armando). Frequentò le scuole elementari a Mandas. Nel 1927, all'età di 14 anni, entrò come probando nel nostro Collegio S.Francesco in Oristano, dopo aver frequentato fino alla terza ginnasiale nel Collegio Salesiano di Lanusei. Fece il Noviziato ad Oristano, (30 Settembre 1928 - 3 Ottobre 1929). Emise la Professione Semplice il 4 Ottobre 1929, la Professione Solenne il 19 Marzo 1934, sempre in Oristano; nella stessa città e Collegio compì gli studi di filosofia e quelli di teologia e vi fu ordinato sacerdote il 28 luglio 1935. Ricoprì i seguenti uffici: 1)Vice Rettore dei Professi e Probandi in Oristano (1929-1941); 2)Maestro dei Novizi (1940-41); 3)Vice Parroco alla SS.Annunziata in Cagliari (1941-52); 4) Segretario Provinciale (1942-46); 5)Definitore Temporaneo della Custodia Arborense.
Dal 1952 fino alla morte fu di famiglia al Convento S.Francesco in Iglesias.[...]
Religioso e sacerdote pio, zelante, dotato di robustezza interiore, di grande forza d'animo, incredibile in tanta fragilità esteriore. In un corpo fragile e diafano un'anima grande e adamantina. Bene si addicono a lui anche le parole di S.Paolo: "Se anche il nostro uomo esteriore cade in sfacelo, il nostro uomo interiore si rinnova di giorno in giorno... Poiché il minimo di sofferenza attuale ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria". Le prove e le sofferenze hanno affinato Padre Damiano, da quando il terribile male che lo ha condotto alla tomba si è manifestato irrimediabile, egli ha badato a perfezionare l'uomo interiore, l'uomo nuovo in Cristo.
Esaminando la sua vita di ogni giorno, pur sapendo che anche i giusti sono manchevoli, tuttavia riesce difficile precisare che cosa ancora gli mancasse: vissuto umile, modesto, da vero seguace del Serafico. Era veramente l'uomo di Dio.
La sua caratteristica: il silenzio, non dello scontroso asociale, ma dell'uomo che ama ascoltare, tacendo più che interloquendo. La sua risposta? Un tenue sorriso e qualche volta brevi espressioni, anche scherzose, ma quasi col timore di aver detto troppo; la voce sommessa e garbata, quasi timoroso di disturbare, di impicciare gli altri con la sua presenza.
Il Vescovo di Iglesias Sua Eccellenza Mons. Giovanni Cogoni, che espresse il desiderio e ci fece l'onore di presiedere la concelebrazione della Messa funebre, mi diceva al termine: "Padre Damiano è passato su questa terra in punta di piedi."
[...]Discreto e sempre pronto, per i grandi e per i piccoli; sì, anche per i piccoli. Con gli innocenti sembrava trovarsi più a suo agio; il candore della sua anima trovava una pronta risposta nei bimbi ai quali assomigliava per l'innocenza dei costumi.
Felice di essere ignorato, si meravigliava e ne rimaneva sgomento se i Superiori, i confratelli gli dimostravano quella stima che egli meritava per davvero, ritenedosi uomo inetto ed inutile, come già il Serafico Padre. Invece era in lui tanta saggezza ed una particolare sensibilità per cogliere con prontezza le situazioni e dare opportuni consigli, suggerire la parola che conforta e solleva. Il Signore era con lui.
Non si lamentò mai. Nell'ultimo periodo della malattia le sue sofferenze dovettero essere grandi: dico dovettero essere grandi perchè Padre Damiano non lo dimostrò mai, però i medici diagnosticarono sofferenze atroci. Grande fu l'edificazione di quanti l'avvicinarono: medici, infermieri, suore, visitatori di ogni ceto.
Nell'ospedale prima, poi anche in casa con i confratelli, mai uscì dalla sua bocca una parola di lamento. [...]
Durante le cure assai dolorose, il suo corpo stanco, il viso emaciato e martoriato mi richiamava il Signore in uno dei momenti più cruciali della Passione e tuttavia quale mansuetudine, quanta pazienza e quel sorriso appena abbozzato, che voleva incoraggiare noi, quasi che lui, Padre Damiano, fosse lì non per badare a se stesso, ma per sostenere i confratelli. [...] Il Serafico Padre aspettava con gioia Sorella Morte. Padre Damiano non è stato da meno. Lo disse più volte che era meglio si smettesse di curarlo, non ne valeva la pena, a suo dire.
[...]Se il nostro animo è triste perchè la morte ci ha sottratto un confratello carissimo e prezioso, per i suoi esempi, per la sua santità operosa, non possiamo però non manifestare il gaudio, l'alleluia: abbiamo un santo confratello in Cielo, ormai egli prega per noi. [...]"



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